Riportiamo le dichiarazioni del sindaco di Marcianise, Antonello Velardi rilasciate sul suo profilo facebook.
Torno sulle mie dimissioni da presidente dell’Ato Rifiuti di Caserta, l’organismo provinciale chiamato a gestire il ciclo di rifiuti in tutta la provincia. Ci torno non per spirito di polemica, perché delle polemiche non mi frega assolutamente nulla. Ma per un ragionamento più ampio che va al di là della vicenda personale, al mio no netto ad una nomina che non condividevo e che altri legittimamente hanno votato.
La nomina del direttore generale di un organismo così importante non è un atto qualsiasi, ma un atto di fortissima valenza politica, su cui si misura la capacità di un gruppo dirigente di indicare i percorsi futuri di sviluppo. Riproporre vecchi nomi, protagonisti di una stagione che è stata disastrosa per l’intera provincia di Caserta con un danno d’immagine incalcolabile che non sarà mai davvero recuperato, significa non aver capito la lezione.
Fornisco un dato: soltanto la trasmissione “Porta a Porta” ha dedicato negli ultimi quattro anni 32 puntate alla tragedia dei rifiuti in provincia di Caserta. Una questione su cui si è misurata l’incapacità della classe dirigente della provincia, piegata sotto logiche che non sono quelle dell’efficientismo e della difesa dei territori. E non è una mia elucubrazione, è ciò che ci ha raccontato la cronaca: il disastro dei rifiuti ha avuto un’eco non internazionale, di più, un’eco planetaria.
Come si fa a non capire che bisogna completamente cambiare registro, scegliendo protagonisti nuovi, manager che abbiano un’impostazione diversa, di totale discontinuità? Come si fa a non capire che una scelta così importante ha anche un valore simbolico? Cioè, porta in sé un messaggio. Se si sceglie come direttore generale chi ha gestito i rifiuti nel passato significa che non si vuole cambiare ma si vuole continuare lungo la strada del passato. E questo al di là del valore dei singoli.
Mi ha sorpreso trovare come sponsor del vecchio andazzo un sindaco di una città importante che si è presentato come il nuovo. Mi riferisco ad Antonio Mirra, primo cittadino di Santa Maria Capua Vetere. Voler a tutti i costi nominare un direttore generale che è attualmente impegnato ancora nel business della monnezza, tra l’altro anche a Santa Maria, dopo essere stato dirigente a chiamata diretta dello stesso comune, non è certamente un atto illegale ma è una scelta che la gente comune non capisce. Ovvero percepisce come un favore da farsi a chi ha o ha avuto interessi in quella città. Cioè è una scelta percepita come impropria, con logiche della vecchia politica. Da Mirra non me lo aspettavo, ha dato di sé l’immagine del vecchio dopo essersi presentato come il nuovo. Con questa sua condotta ha danneggiato anche l’immagine della sua Santa Maria.
Certamente Mirra non ha fatto tutto da solo. A lui si sono accodati altri componenti del consiglio dell’Ato e appare chiaro che in questa scelta i consiglieri regionali hanno avuto un ruolo importante. I soliti consiglieri. I soliti che mettono le mani ovunque e lasciano tracce ovunque ci siano da gestire pezzi di potere. Contenti loro! Continuano a non voler capire che la gente queste pratiche qui non le tollera più. Aggiungo io: giustamente.
E quest’è, direbbe il filosofo. Poi ci si arrabbia quando la provincia di Caserta finisce ultima, dico ultima, nelle classifiche sulla vivibilità in Italia. Un motivo ci sarà. La percezione è chiara: non siamo in grado di trasmettere un messaggio di efficienza, di modernità, di voglia reale di cambiamento. Ultimi eravamo e ultimi rimarremo, purtroppo per noi”.